"Ho letto con attenzione i documenti di Renzi e ho seguito le sue variegate mosse di questi mesi - è apparso in un editoriale su "La Repubblica" - Il talento glielo riconosco, ma non credo che lo voterò alle "primarie" del Pd per la semplice ragione che, avendo promesso tutto, la sua eventuale riuscita politica rappresenta una imprevedibile avventura e, in politica, le avventure possono giovare all'avventuriero, ma quasi mai al Paese che rappresenta".
Ma come mai l'editore e il direttore de "La Repubblica", Carlo De Benedetti ed Ezio Mauro, divenuti sostenitori di ferro di Matteo Renzi, hanno lasciato passare quell'editoriale? Per il semplice fatto che, a scriverlo, non è stato l'usciere del giornale, ma il suo celebre fondatore Eugenio Scalfari. E, dunque, "ok, si stampi". Pur se con grande disagio e grande interiore molestia. Anche per dover rappresentare "La Repubblica" come un affatto serio Giano bifronte: una faccia a dire "viva Matteo" e un'altra a dire "abbasso Renzi". Certamente disorientando o irritando i lettori. E facendo nascere il sospetto che - dopo la spaccatura nella "Lista civica", nel Pdl, nel Pd e nel "Movimento 5 stelle" - si stia profilando una spaccatura anche all'interno de "La Repubblica".
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1 commento:
A parte che a volte Repubblica è proprio irritante, in effetti ospitare e rispettatre pareri opposti è segno di libertà e democrazia.
Non è incoerenza, secondo me.
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