"Che cosa ci vediamo a fare - aveva scritto il Capo dello Stato, seppure in termini diplomatici ed ossequiosi, alla Corte d'assise di Palermo la quale sta procedendo sulla questione della presunta trattativa Stato-mafia - che cosa ci vediamo a fare, se io non ho veramente alcunché di utile da dirvi?"
Presa d'atto e fine? Nemmeno per sogno. La Procura e altre parti processuali non si sono volute accontentare di far entrare quella lettera nel dibattimento, ma hanno insistito nel chiedere di sentire personalmente il Capo dello Stato. C'è da rimanere sgomenti dinanzi a questa pervicace richiesta. Sia che la Procura abbia validi motivi per sostenerla sia che, al contrario, non ne abbia nemmeno mezzo.
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