"Consiglio dei Ministri - domani - per mettere a punto quella proposta di revisione del Senato e del Titolo quinto della Costituzione che, approvati già dalla Direzione del Pd, verrà presentata in Parlamento, dal "premier" Renzi, per l'atteso "ok" istituzionale".
Ma si tratterà, in Parlamento, di un "ok" facile e scontato? Il "premier" Renzi strofina il "cornetto rosso" perché così sia. Ma c'è anche chi lo strofina perché non sia così. E certe figure istituzionali autorevoli hanno fatto conoscere che "sì, andrebbe pure bene, però". Un però, dunque. E un però non da poco. Come emerso, ad esempio, da due interventi "pesanti" del Presidente Pietro Grasso e da una lettera al "Corriere della sera" dell'ex "premier" tecnico ed attuale senatore a vita Mario Monti. "Cicero pro domo sua" (in difesa, cioè, di propri interessi personali), ma, obiettivamente, anche per una certa loro formazione culturale e politica. "Se non dovesse passare l'abolizione del Senato (ma abolizione, in verità, poi non sarebbe) io - ha più volte detto Matteo Renzi - mi dimetterei immediatamente". Forse, specialmente in una situazione come quella in cui si trova oggi l'Italia, sarebbe bene rimanessero sia il Senato (pur modificato nei suoi componenti e nelle sue funzioni) sia il "premier" Renzi. Tutti e due, però, per una sopravvivenza nell'esclusivo e autentico interesse del Paese. Al di là, insomma, di protagonismi dannosi, di scelte strumentali, di imposizioni, di ricatti, di preconcetti, di no per il no. Difficile, certo, ma - prendendo in prestito la famosa frase pronunciata, da Giuseppe Garibaldi, più di un secolo e mezzo fa - qui si fa di nuovo l'Italia o si muore. Un'Italia, però, giusta e buona. Per non morire.
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