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"Fatti e misfatti" è una puntuale selezione di episodi e di protagonisti che in Italia - ma anche nel resto del mondo - si sono distinti, si stanno distinguendo o si distingueranno "in modo particolare" e che tuttavia sono stati, sono e saranno troppo spesso ignorati o sottovalutati dagli organi di informazione. Pane al pane, senza alcuna appartenenza politica, con il solo referente della verità. Una verità che potrà essere velata di una profonda amarezza o sostenuta da una feroce ironia, mai però intrisa di facile qualunquismo.

venerdì 14 marzo 2014

Lunga vita ai "centri scommesse"?

"Il Tar di Milano - con una ordinanza depositata ieri - ha sospeso il  provvedimento con il quale il Comune  aveva chiuso il "centro scommesse" in via Vercelli".
La motivazione? Una motivazione - con tutto il rispetto - da rigetto. Dal punto di vista etico, ma anche da rigetto di stomaco. "Il legislatore italiano - è infatti scritto nella motivazione dell'ordinanza - ha adottato da tempo una politica espansiva nel settore dei giochi d'azzardo allo scopo di incrementare le entrate fiscali". Come insomma dire: "E noi che ci possiamo fare, se lo Stato sta decindendo di campare, anche, con il gioco d'azzardo? Che facciamo? Gli sabotiamo un'entrata di bilancio?" I giochi d'azzardo attualmente "offerti"  agli italiani, in effetti, sono ormai arrivati alla bella cifra di 75 (gli ultimi quattro - "Botta di fortuna", "Turista per dieci anni", "Super portafortuna", "Mega doppia sfida" - addirittura in questi primi due mesi e mezzo di quest'anno) e, quindi, un bell'affare per lo Stato il quale ci lucra abbondantemente su. E, allora, che cosa vanno "rompendo" quei sindaci più responsabili i quali vorrebbero invece limitare, almeno, il numero dei "centri scommesse" dove i cittadini - lo dicono le statistiche - vanno a svenarsi e basta? Che cosa è andato "rompendo", con il voler chiudere il "centro scommesse" di via Vercelli, il Comune di Milano? "O Matteo, va bene che "un ci si ha soldi", ma  "un ti schifa", almeno a te, mettere in cassa anche i proventi derivanti dalla disperazione o da una malattia di tanti italiani?
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