"Sempre caro mi fu quest'ermo colle - i primi versi di quel capolavoro di Giacomo Leopardi che è "L'infinito" - e questa siepe che da tanta parte/ dell'ultimo orizzonte il guardo esclude".
Povero Giacomo Leopardi. Quella parte del suo ermo colle rimasta intatta fino ad oggi, infatti, ben presto sarà violata da una enorme "Country house" con tanto di piscina e di parcheggio sotterraneo. E sarà quella enorme vergogna edilizia, non più una verde siepe, ad escludere, dal palazzo di famiglia, lo sguardo di tanta parte dell'ultimo orizzonte. Tutto perché, irridendo alla richiesta di proteggere dalla speculazione quel bellissimo e storico paesaggio (richiesta avanzata dai discendenti del poeta, dal "Fai", da "Italia nostra" e dalla stessa Soprintendenza) ha dato il nulla osta allo scempio la sesta sezione del Consiglio di Stato. Una sesta sezione - onore al demerito - composta dai magistrati Sergio De Felice, Roberto Giovagnoli, Vito Carella, Claudio Contessa e Giulio Castriota Scanderbeg. Ai quali tutti, evidentemente, "L'Infinito" di Giacomo Laopardi deve essere stato sulle "scatole" fin dal liceo. Ed ora la vendetta.
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