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"Fatti e misfatti" è una puntuale selezione di episodi e di protagonisti che in Italia - ma anche nel resto del mondo - si sono distinti, si stanno distinguendo o si distingueranno "in modo particolare" e che tuttavia sono stati, sono e saranno troppo spesso ignorati o sottovalutati dagli organi di informazione. Pane al pane, senza alcuna appartenenza politica, con il solo referente della verità. Una verità che potrà essere velata di una profonda amarezza o sostenuta da una feroce ironia, mai però intrisa di facile qualunquismo.

lunedì 10 marzo 2014

"F35", la passione di Mario Cervi

"Un certo pacifismo ideologico e dilettantistico - è intervenuto Mario Cervi, sulle colonne de "Il Giornale", a proposito della necessità di acquistare i cacciabombardieri "F35" da 140 milioni l'uno - vorrebbe che l'Italia non avesse forze armate e, dunque, non dovesse mantenerle a scapito di iniziative benefiche".
Piano, piano. Un momento. Intanto, quando si sostiene che prima che alle spese per i cacciabombardieri "F35" bisognerebbe pensare alle spese per sostenere il  lavoro, la sanità, la ricerca, un fisco più umano, non si è spinti da pacifismo ideologico e dilettantistico, ma da responsabile realismo punto e basta. Secondo poi nessuno vuole sostenere che le forze armate italiane debbano rimanere con dotazioni obsolete, ma si limita ad osservare che la precedenza, in un momento in cui il vero nemico da sconfiggere  non è un esercito alieno, ma un esercito di nome disoccupazione e povertà, va responsabilmente data ad iniziative non benefiche, ma chiaramente istituzionali. E, infine, si trattasse almeno di acquistare degli aerei davvero ultramoderni. Questi cacciabombardieri "F35" - come ormai noto - non hanno ancora superato, dati i loro difetti anche preoccupanti, neppure l'esame del Pentagono. Ma c'è allora da chiedersi perché questo articolo di Mario Cervi, su "Il Giornale", così appassionato quanto obiettivamente incondivisibile. Perché, di tanto in tanto, questi suoi scritti così innamorati di tali mostri da 140 milioni l'uno. "A pensar male si fa peccato - la celebre frase di Giulio Andreotti - ma speso ci si azzecca". Qui non si vuole pensare male. Però, allora, che?
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