"Un certo pacifismo ideologico e dilettantistico - è intervenuto Mario Cervi, sulle colonne de "Il Giornale", a proposito della necessità di acquistare i cacciabombardieri "F35" da 140 milioni l'uno - vorrebbe che l'Italia non avesse forze armate e, dunque, non dovesse mantenerle a scapito di iniziative benefiche".
Piano, piano. Un momento. Intanto, quando si sostiene che prima che alle spese per i cacciabombardieri "F35" bisognerebbe pensare alle spese per sostenere il lavoro, la sanità, la ricerca, un fisco più umano, non si è spinti da pacifismo ideologico e dilettantistico, ma da responsabile realismo punto e basta. Secondo poi nessuno vuole sostenere che le forze armate italiane debbano rimanere con dotazioni obsolete, ma si limita ad osservare che la precedenza, in un momento in cui il vero nemico da sconfiggere non è un esercito alieno, ma un esercito di nome disoccupazione e povertà, va responsabilmente data ad iniziative non benefiche, ma chiaramente istituzionali. E, infine, si trattasse almeno di acquistare degli aerei davvero ultramoderni. Questi cacciabombardieri "F35" - come ormai noto - non hanno ancora superato, dati i loro difetti anche preoccupanti, neppure l'esame del Pentagono. Ma c'è allora da chiedersi perché questo articolo di Mario Cervi, su "Il Giornale", così appassionato quanto obiettivamente incondivisibile. Perché, di tanto in tanto, questi suoi scritti così innamorati di tali mostri da 140 milioni l'uno. "A pensar male si fa peccato - la celebre frase di Giulio Andreotti - ma speso ci si azzecca". Qui non si vuole pensare male. Però, allora, che?
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