Benvenuti

"Fatti e misfatti" è una puntuale selezione di episodi e di protagonisti che in Italia - ma anche nel resto del mondo - si sono distinti, si stanno distinguendo o si distingueranno "in modo particolare" e che tuttavia sono stati, sono e saranno troppo spesso ignorati o sottovalutati dagli organi di informazione. Pane al pane, senza alcuna appartenenza politica, con il solo referente della verità. Una verità che potrà essere velata di una profonda amarezza o sostenuta da una feroce ironia, mai però intrisa di facile qualunquismo.

giovedì 30 settembre 2010

L'Iran di Sakineh

"Sakineh Ashtiani - hanno fatto sapere le autorità iraniane - non verrà più lapidata".
Le autorità iraniane, dunque, hanno finalmente ceduto alle pressioni del mondo civile in favore di Sakineh? Secondo loro sì in quanto hanno deciso che, invece di lapidarla, la impicheranno soltanto.
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Stupri

"Lei - ha detto l'onorevole Antonio Di Pietro, nel suo intervento alla Camera di giovedi 29, al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi - è uno stupratore della democrazia".
Sarà la storia, ovviamente, a confermare o a smentire questo giudizio. Intanto, però, la realtà di ogni giorno sta a dimostrare, in modo clamoroso, come l'onorevole Antonio Di Pietro sia uno stupratore della lingua italiana.
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Il pianto del pallonaro Raymond

"Raymond Domenech, il commissario tecnico della nazionale di calcio francese uscita con le ossa rotte dai recenti mondiali in Sudafrica e, per questo, licenziato in tronco per inefficienza - hanno riportato i giornali d'Oltralpe - ha chiesto, allo Stato, un assegno di disoccupazione di 5600 euro".
Ma Raymond Domenech non ha appena ricevuto, tra stipendi 2010 e liquidazione finale, più di un milione di euro dalla Federcalcio francese? Certamente. Però lui, ora, sostiene di essere un povero disoccupato. E non si vergogna di pretendere, dallo Stato, quello che lo Stato trova già difficile dare a chi davvero, rimasto senza lavoro non per sua colpa, non ha di che tirare avanti. Soprattutto perché, a differenza del commissario tecnico pallonaro, non ha grossi tesori depositati in banca o chissà dove investiti. E, allora, non sarebbe proprio male che lo sfrontato Raymond, per restare nel suo campo, fosse dichiarato in netto "fuorigioco". E ricevesse un bel "cartellino rosso". Rosso vergogna.
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martedì 28 settembre 2010

Pazienze

"La pazienza nei confronti del Governo - ha dichiarato Emma Marcegaglia, presidente della padronale Confindustria - sta ormai finendo".
Dichiarazione magari legittima. Un fatto, tuttavia, è incontestabile: la pazienza dei lavoratori, nei confronti della padronale Confindustria, è già finita da moltissimo tempo.
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Educazione alla Saad

"Picchiare la propria moglie - ha religiosamente sentenziato, in una intervista alla televisione egiziana Al Naas, il predicatore Saad Arafat - è cosa sacrosanta sia agli occhi di lei sia, soprattutto, a quelli di Allah".
Il "buon predicatore", tuttavia, non si è fermato a questa religiosa sentenza. Ha ritenuto suo dovere ammonire i suoi "fedeli" come la moglie vada correttamente picchiata. Se con le mani nude, senza comunque ficcarle le dita negli occhi e segnarla con le sberle sul viso. Se - meglio - con un bastone, senza comunque romperle le ossa, senza spaccarle i denti, senza sfigurarla e senza andare oltre i dieci colpi dati energicamente, ma non uno di seguito all'altro. Perché - ha spiegato sempre il "buon predicatore" - lo scopo del santo pestaggio non è quello di farle del male, ma quello di educarla alla disciplina che mostrasse di non avere o di non osservare. Il tutto, come al solito, nel nome di Allah. Allah il misericordioso.
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Contraddizioni Usa

"Gli Stati Uniti - come si legge ogni giorno nei giornali d'Oltreoceano - continuano a battersi perché l'iraniana Sakineh Ashtiani, accusata di avere complottato per uccidere il marito, non venga condannata a morte".
Battaglia, naturalmente, giustissima e civilissima. Peccato tuttavia che, nel frattempo, gli Stati Uniti abbiano addirittura giustiziato proprio in questi giorni, con una iniezione letale in un carcere della Virginia, quella Teresa Lewis, anche lei accusata di avere complottato per uccidere il marito, ma alla quale era stato riconosciuto, perfino nella sentenza di condanna di circa otto anni fa, un quoziente di intelligenza molto basso. Ma non è la prima volta e non sarà, verosimilmente, neppure l'ultima: agli Stati Uniti, infatti, capita sempre più spesso di predicare bene e di razzolare male. Molto male. Malissimo.
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Dal "Ristorante del cambio" al cambio del ristorante

"I proprietari del famoso "Ristorante del cambio" a Torino - è esplosa la notizia - sono stati arrestati per bancarotta".
Al famoso "Ristorante del cambio" torinese - come vuole la tradizione popolare e, più cautamente, la storia - si sarebbe praticamente costruita, principale protagonista il conte Camillo Benso di Cavour, l'unità d'Italia. Ma i tempi mutano e, con loro, uomini e fatti. Al famoso "Ristorante del cambio" torinese - secondo la Magistratura - ora si sarebbe clamorosamente avuta una inquietante testimonianza di come si stia costruendo, protagonisti un po' tutti, la disgregazione d'Italia. Una disgregazione, più che territoriale, morale.
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Bossi, Bondi e Gelmini

"Spqr - secondo l'ultima versione di Umberto Bossi - non andrebbe inteso come "Senatus populusque romanus", ma come "Sono porci questi romani"".
Di fronte a simile colta e raffinata nuova esternazione dell' Umberto, sembra che il ministro Sandro Bondi e il ministro Maria Stella Gelmini abbiano cominciato a sentirsi sul collo l'umido fiato padano. "Vuoi vedere - sembra si sia detto Bondi un po' spaventato - che il "senatùr" miri a sfilarmi il Ministero dei Beni e delle attività culturali?". E Maria Stella Gelmini: "Vuoi vedere che il "boss padano" miri invece a scalzarmi dal Ministero dell'Istruzione?" Peccato comunque - si fa, naturalmente, per dire - che non esista un Ministero del Cattivo gusto, della maleducazione e dell'arroganza: sarebbe stato suo, di Umberto Bossi, senza dover insidiare nessuno. Sarebbe stato suo, di diritto, fin dalla formazione di questo Governo in carica.
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mercoledì 22 settembre 2010

Dai guanti ai guantoni

"Negli ospedali di Messina - la prima volta il 26 agosto, la seconda nemmeno un mese dopo - alcuni ginecologi si sono violentemente "scontrati" in sala-parto e, intanto, i bimbi sono nati con lesioni gravi e sofferenze cerebrali".
Strano tic, quello di alcuni ginecologi messinesi. Entrando in sala-parto, sembra preferiscano indossare, invece dei guanti da chirurgo, i guantoni da pugile.
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...Ma c'è anche la "pacchia" ospedaliera

"In Calabria - si è saputo - c'è un ospedale che, pur avendo appena 20 posti-letto, mantiene un organico di 200 dipendenti. Dieci dipendenti, cioè, per ogni ammalato".
Ma, forse, è giusto così. Divisa la giornaliera attività ospedaliera in tre turni, per ogni turno, magari, tre dipendenti potrebbero occuparsi delle esigenze sanitarie di ogni singolo ammalato, altri sei potrebbero giocare con lui a "tresette" e uno potrebbe rimanere di guardia, ma per dare l'allarme se nel frattempo fosse in arrivo , a rompere la "pacchia", qualche pur improbabile ispezione della Regione o dello Stato.
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Scommesse "on line" 1

"Gli italiani - secondo una ricerca dell' "Associazione europea per lo studio del gioco" - spendono più di 39 milioni di euro al mese solo nel mercato delle scommesse "on line".
Domanda: ma perché spendono quei 39 milioni di euro in scommesse "on line" e, poi, lamentano di non avere più in tasca un euro , dal 20 al 30 del mese, nemmeno per comperarsi il pane e il latte?
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Scommesse "on line" 2

"Le scommesse "on line" - sempre secondo la ricerca dell' "Associazione europea per lo studio del gioco" - stanno ottenendo un vero e proprio "boom" tra i giovani dai 20 ai 35 anni".
Qui, però, sembra esserci qualcosa a non quadrare. Visto che - secondo le ultime statistiche - più del 60% dei giovani è disoccupato, sottopagato, retribuito "in nero" o miseramente precario, possibile che il restante scarso 40% non apprezzi la fortuna di avere un'"entrata" decente e finisca per giocarsela in scommesse e "poker" "on line"? Se davvero così fosse, ci sarebbe da essere di che seriamente preoccuparsi.
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Il Calisto caduto da cavallo

"A Calisto Tanzi, il maggiore responsabile di quel "crac Parmalat" che ha rovinato migliaia e migliaia di risparmiatori, è stato revocato per indegnità - su decreto del Presidente della Repubblica - quel titolo di "cavaliere del lavoro" che gli era stato attribuito, per dignità evidentemente supposte, il 2 giugno 1984".
Che cosa farà, ora, il Calisto caduto da cavallo così vergognosamente? Normalità vorrebbe che cominciasse a fare lo stalliere.
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giovedì 9 settembre 2010

Angela degli insulti

"Non escludo - ha esternato, in un "talk show", l'onorevole Angela Napoli - che senatrici e deputate siano state elette dopo essersi prostituite".
Può darsi pure, per carità, che qualche caso ci sia stato. Due cose, però. La prima: l'onorevole Angela Napoli non avrebbe dovuto incautamente generalizzare e, se proprio "le scappava", avrebbe dovuto fare coraggiosamente e correttamente, almeno, nomi e cognomi. La seconda: chi conosce fisicamente l'onorevole Angela Napoli sa benissimo che dalla sua generalizzazione, comunque, dovesse essere esclusa sicuramente lei.
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Tu sì, io no

"La terza carica dello Stato deve essere "super partes", non può dire "ora non parlo come Presidente della Camera"".
Lo vanno ripetendo in continuazione grandi e piccoli del Pdl, in questi giorni, nell'invocare la costituzionalmente impossibile cacciata di Gianfranco Fini dalla carica di Presidente della Camera. Il fatto, però, è un altro. Quella stessa identica frase - anzi proprio quella frase in quei termini lì - è stata pronunciata da Gianfranco Fini, nei confronti dell'allora Presidente Irene Pivetti, il 13 febbraio 1995. E allora, certo, Gianfranco Fini non può essere giustamente cacciato dalla sua carica a norma di Carta costituzionale, ma nulla e nessuno gli impedirebbe di dimettersi spontaneamente. A norma, almeno, di coerenza.
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Scorte fedeli

"Nonostante l'ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga sia deceduto il 17 agosto - continuano a registrare le cronache - la scorta dei carabinieri sotto la sua abitazione continua ad essere lì ventiquattr'ore su ventiquattro".
Il motto dell'Arma dei carabinieri - si sa - è "Nei secoli fedele". Allora, evidentemente, anche nel continuare a proteggere le persone che, purtroppo, se ne sono andate da questo mondo.
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domenica 5 settembre 2010

Ministro-cardinale 3-0

"Nel 2005 - secondo i convincimenti appena confermati dai magistrati del Tribunale dei ministri di Perugia - il Cardinale Crescenzo Sepe (allora Prefetto di Propaganda Fide) avrebbe venduto per appena tre milioni di euro a Pietro Lunardi (allora Ministro per le infrastrutture) un palazzetto di cinque piani (proprietà della Santa Sede) a via dei Prefetti a Roma. E l'allora ministro Pietro Lunardi avrebbe sbloccato, su richiesta dell'allora Prefetto di Propaganda Fide Cardinale Crescenzo Sepe, un finanziamento pubblico da due milioni e mezzo di euro per la ristrutturazione di un immobile di proprietà vaticana".
Lo scandaloso "do ut des" Cardinale-Ministro si commenta, ovviamente, da solo. C'è, tuttavia, un particolare curioso. L'allora Ministro Pietro Lunardi, alla fine dei giochi, si sarebbe dimostrato incredibilmente più abile del pur abilissimo Cardinale Crescenzo Sepe. Perchè, mentre lui si sarebbe messo in portafoglio un valore reale di almeno sei milioni di euro, il Cardinale avrebbe elemosinato appena due milioni e mezzo sull'unghia. Ma, forse, don Crescenzo Sepe non avrebbe potuto che comportarsi così: il suo titolo completo, infatti, è "Cardinale presbitero di Dio padre misericordioso". E la misericordia - cioè la profonda carità, la fraterna vicinanza, l'amorevole clemenza - devono per forza connotare le sue azioni e le sue omissioni. Anche, evidentemente, le azioni "pro ministri" e le omissioni "contra Santa Sede". Che, comunque, non avrebbe gradito perché, appena un anno dopo l' "interscambio in passivo", lo ha scaricato a Napoli nel ruolo di arcivescovo. Già qualcosa, in ogni modo, se si considera che l'allora Governo italiano - dopo avere sborsato due milioni e mezzo di euro pubblici allo Stato Vaticano - non ha avuto nulla da dire al suo ministro Lunardi che, con quella scandalosa operazione, in cambio si sarebbe portato a casa un bel mucchio di milioni di euro alla faccia dei contribuenti. Della buona amministrazione. Dell'etica politica.
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"Ryanair" al risparmio

"Per abbattere ulteriormente i costi della gestione della Compagnia aerea - se n'è uscito in una intervista il proprietario della "Ryanair", Michael O' Leary - potrei abolire il secondo pilota".
Certamente. In attesa che, con l'obiettivo di risparmiare ancora di più, decida di far volare i suoi aerei con il solo pilota automatico.
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Nero Marchionne

"Al "meeting" di "Comunione e liberazione" a Rimini - hanno raccontato le cronache - l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, non ha resistito al grande caldo in sala e si è dovuto togliere il suo abituale maglioncino nero".
Oddio, ma allora è rimasto con la canotta bianca? Nemmeno a pensarlo. Sergio Marchionne si è alzato, è sparito dietro le quinte e, dopo qualche minuto, è ricomparso con indosso una elegantissima "polo". Di colore, naturalmente, nero. E meno male che si sta andando, con le stagioni, verso giornate più fresche. Ché, se si fosse dovuto andare ancora avanti con quaranta gradi di temperatura, magari Sergio Marchionne - in uno dei tanti convegni - sarebbe stato costretto a vestire neppure più una "polo", ma addirittura una camicia. Una bella e fine camicia nera.
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venerdì 3 settembre 2010

L'autogol fatale di monsignore

"Monsignor Agostino Marchetto, segretario del Pontificio consiglio per la pastorale dei migranti - ormai è notizia ufficiale - si è dimesso dalla sua carica e le sue dimissioni sono state subito accettate da Papa Benedetto XVI°".
Come mai queste dimissioni improvvise di monsignor Agostino Marchetto dopo le sue ripetute e forti critiche nei confronti della politica del governo italiano sui respingimenti dei clandestini? Tutto nasce - ha fatto sapere lui - dalla sua volontà di dedicarsi esclusivamente allo studio della storia del Concilio vaticano secondo. In certi ambienti di Oltretevere, però, si dà un'altra versione: monsignor Agostino Marchetto, cioè, avrebbe platealmente ignorato l'ammonimento evangelico di non guardare la pagliuzza nell'occhio altrui prima di avere guardato la trave nell'occhio proprio. Di avere insomma accusato lo Stato italiano di non voler accogliere gli immigrati clandestini fingendo di dimenticare, nello stesso tempo, che lo Stato vaticano è oggi proprietario di ben 115 mila immobili (il 20% dell'intero patrimonio del nostro Paese) che, cristianamente, potrebbero essere messi a disposizione di questi poveri fratelli in arrivo, ogni giorno, dai Paesi più poveri. E che invece, affaristicamente, vengono locati - con rendite miliardarie - ad istituzioni pubbliche e private, italiane e straniere, oltre che a "big" della politica e dell'economia. Oppure vengono trasformati in alberghi e "residence", spesso esclusivamente per i soliti ricchi, con profitti da capogiro. Un vero e proprio autogol, dunque, quello di monsignor Agostino Marchetto. Un autogol che ha finito per metterlo fuori campo e fuori gioco. In panchina. A studiarsi meglio le ammonizioni e gli insegnamenti del Cristo. E a non gettare più improvvida luce sulle contraddizioni e sugli affari di Santa Romana Chiesa. Per omnia saecula saeculorum. Amen.
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Il "super partes" di Gianfranco

"Gianfranco Fini - hanno informato i giornali - si è sentito con Bersani, con Casini, con Rutelli e con Rosy Bindi sulle prospettive politiche dell'autunno e, in particolare, sul "programma giustizia" del Governo".
Ma Gianfranco Fini - comunque la si pensi sulla politica attuale e sulla politica a venire - non dovrebbe essere, in quanto Presidente della Camera, persona "super partes"? Al di fuori, per essere chiari, da ogni gioco politico? Dovrebbe, secondo la Costituzione, esserlo. E, invece, lui ha preso a sentirsi con segretari di partito grandi e piccoli, con esponenti a vario l ivello, perfino con Rosy "la santa bolscevica" e, magari, con il bue che ara i fertili campi molisani di Antonio Di Pietro. Ma, forse, non si comporta così per ignoranza della Suprema Carta. Potrebbe comportarsi così, semplicemente, per ignoranza del latino. Ritenendo che "super partes" non significhi "al di sopra delle parti", equidistante, obiettivo, neutrale. Ma significhi, magari, "parti da super", su di giri, a razzo, senza badare alle regole, passando anche con il "rosso". E comunque chissà, in questo caso, se si stia trattando di partenze per la tangente o per ruoli, secondo lui, più consoni e più prestigiosi. La storia, paziente, sta aspettando di registrare, di lui, anche questo.
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