""Election day" o non "election day" in febbraio, obbligo o non obbligo di rispettare la legge sulla "par condicio" - ha polemizzato Aldo Grasso, critico televisivo del "Corriere della sera" - il "Festival di Sanremo" va salvato per non cadere nel ridicolo".
Nessuno, in verità, si è pronunciato per una condanna a morte del "Festival di Sanremo", ma, semmai, solo per un suo opportuno rinvio ai primi di marzo. Ma allora? Allora, auspicando una "election day" e un "Festival di Sanremo" in contemporanea, il critico televisivo Aldo Grasso fa finta di non sapere quanto il fatto potrebbe comportare dei rischi molto pericolosi. Irride a quella prudente legge sulla "par condicio" che lui, infatti, definisce "famigerata". Scambia risibilmente gli Stati Uniti, dove nessuno si sognerebbe di porsi simili problemi, con un'Italia dove tutti sanno bene come certe cose vadano sempre a schifìo. Di più: il critico televisivo Aldo Grasso, magari, si augura che il "Festival di Sanremo" (da lui contraddittoriamente definito, comunque, una "grande festa sgangherata") possa resistere nei giorni fissati dal 12 al 16 febbraio in quanto sia l' "election day" ad essere spostata ai primi di marzo. E con questo - a suo parere - non si cadrebbe invece nel ridicolo. Nel ridicolo vero.
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