"Verranno rieletti - è una delle domande ricorrenti, in questi giorni, nei corridoi parlamentari - gli ex magistrati Giacomo Caliendo, Roberto Centaro, Pasquale Giuliano, Francesco Nitto Palma, Franco Frattini, Alfredo Mantovano e Alfonso Papa del Pdl, Gianrico Carofiglio, Felice Casson, Gerardo D'Ambrosio, Silvia della Monaca, Anna Finocchiaro, Alberto Maritati, Donatella Ferranti, Lanfranco Tenaglia e Doris Lo Moro del Pd, Antonio Di Pietro e Federico Palomba dell' Idv, in tutto ben diciotto?"
Presto, per una risposta, perché la "battaglia delle liste", in tutti i partiti, è ancora all'inizio. Nessuna paura, comunque, perché - come sempre - ex del terzo potere (quello giudiziario) non se la sono sentita di disertare gli scranni del primo potere (quello legislativo). Si sono infatti presentati al via, con il dovuto nulla-osta del Consiglio superiore della magistratura, già in quattro: Antonio Ingroia (pronto a correre per gli "arancioni" del collega a sua volta ex Luigi De Magistris, attuale sindaco di Napoli), Piero Grasso (pronto a correre per i "rosa" del Pd), Stefano Amore (pronto a correre per gli "azzurri" del Pdl) e Stefano Dambruoso (pronto a correre per i "bianco-gialli" della lista Monti-Bertone-Casini-Bagnasco-Cordero di Montezemolo-Riccardi-Fini). Ma - potrebbe chiedersi qualcuno - perché, sempre, questo quantitativamente o qualitativamente massiccio trasferimento dalle aule giudiziarie alle aule parlamentari? Chissà. Ma, forse, "trattasi di segreto istruttorio".
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