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"Fatti e misfatti" è una puntuale selezione di episodi e di protagonisti che in Italia - ma anche nel resto del mondo - si sono distinti, si stanno distinguendo o si distingueranno "in modo particolare" e che tuttavia sono stati, sono e saranno troppo spesso ignorati o sottovalutati dagli organi di informazione. Pane al pane, senza alcuna appartenenza politica, con il solo referente della verità. Una verità che potrà essere velata di una profonda amarezza o sostenuta da una feroce ironia, mai però intrisa di facile qualunquismo.

giovedì 24 ottobre 2013

"La Repubblica" prima di Dio


"Non si governa - ha scritto oggi, su "La Repubblica", il vicedirettore Massimo Giannini - con il Cavaliere carnefice".
Riassumendo dunque, anticipando con i suoi "scoop" Il Padreterno nel giorno del giudizio, "La Repubblica", dopo avere imputato a Berlusconi l'inosservanza del primo comandamento (Non avrai altro dio all'infuori del comunismo), del secondo (Non nominare il nome del comunismo invano), del sesto (Non commettere atti impuri con le varie Ruby), del settimo (Non rubare al Fisco), dell'ottavo (Non dire falsa testimonianza per cercare di discolparti), del nono (Non desiderare la donna d'altri perfino a pagamento), del decimo (Non desiderare la roba d'altri e di De Benedetti), ora gli imputa anche l'inosservanza del quinto (Non uccidere). Ma uccidere chi? Carnefice di chi? Del povero Romano Prodi - secondo il vicedirettore Massimo Giannini il quale prende spunto dal recente rinvio a giudizio di Berlusconi deciso, dal Tribunale di Napoli, sulla base di quanto affermato dal senatore-imputato-lievemente condannato Sergio De Gregorio. Che, cioè, Berlusconi fu il mandante, pagando alcuni sicari fra i quali lo stesso senatore De Gregorio, dell'assassinio del Governo Prodi. Al di là di quelli che potrebbero apparire dei motteggi, comunque, sta il fatto che "La Repubblica" ha lanciato un altro grosso macigno contro il Governo Letta. Quel Governo che non vuole e non ha mai voluto al di là del satanico peccatore Berlusconi. E che, insieme a tanti altri compari di sinistra, ma anche di destra, vorrebbe mandare al più presto a casa. Quello che è grave, però, non per nobili motivi e con prospettive disastrose per il Paese.
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