"Nessuna delle ventuno tappe del "Giro ciclistico d'Italia" - il prossimo anno - passerà, nel centenario della nascita del grande Gino Bartali, attraverso la sua Toscana".
Uno sgarbo tanto grave quanto incomprensibile. E non soltanto sotto l'aspetto puramente sportivo. Perché Gino Bartali, con le sue epiche imprese al "Tour de France" del 1948, contribuì non poco a distogliere l'attenzione dall'attentato di cui era rimasto vittima l'allora segretario del Pci, Palmiro Togliatti, e a stemperare la tensione politica e sociale che avrebbe potuto sfociare anche in una guerra civile. D'altra parte - chissà perché - le prime tre tappe del "Giro d'Italia 2014" si correranno in Irlanda. Terra di grandi uomini, per carità, come il birraio Authur Guiness, il libertino Thomas Waley, l'armatore William James Pirrie, il regista Neil Jordan, il militante dell' Ira Brendan Behan, ma anche il poeta Oscar Wilde, il drammaturgo Geoge Bernard Shaw e lo scrittore Samuel Beckett. Tutti, però, i quali non sono mai andati in bicicletta, non hanno mai potuto avere nulla a che vedere con il "Giro ciclistico d'Italia" e con il nostro momento difficile di quel lontano 1948. E allora,sì, "why"? Perché?
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