"Raul Gardini - ha ricordato, in una intervista al "Corriere della sera", l'ex pubblico ministero di "Mani pulite" Antonio Di Pietro - avrebbe dovuto riferirmi a chi avesse consegnato un miliardo per l'allora Pci. Il giorno prima, invece, si uccise e quello fu, per me, un "coitus interruptus"".
Il suicidio di un uomo, per Antonio Di Pietro, come un suo "coitus interruptus" con qualche signora dalle preferenze un po' così? Di un cinismo e di un cattivo gusto, certo, per uno spregiudicato e rozzo personaggio come lui, ma possibile che non si renda conto che anche alla spregiudicatezza e alla rozzezza c'è, alla fine, un limite? Ci si era illusi che il suo passo indietro fatto recentemente in politica fosse stato il passo avanti di un Antonio Di Pietro sulla strada di una normalità finalmente trovata. Non ci si è - come è solito dire lui - azzeccato. Tonino ha lasciato la politica attiva, sì, ma è rimasto quello che è sempre stato. Anzi, a giudicare dalle parole sul suicidio di Raul Gardini, è diventato anche peggio. Lasciare l'odore delle poltrone parlamentari per l'odore delle vacche nelle stalle della sua fattoria non gli ha evidentemente giovato.
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