"Ogni 140 dipendenti - ha pubblicato "Il Giornale" - c'è, alla Camera, una sigla sindacale".
Da non crederci. E nemmeno da immaginarsi follemente. Ma così, invece, è. Ed è che tutte quelle sigle sindacali si stanno battendo all'ultimo sangue, come un sol uomo, per evitare che la "spending review" venga anche a sfiorare i loro privilegi. Che la Camera, insomma, continui a spendere 280 milioni l'anno per i suoi 1521 dipendenti e 216 milioni per i suoi pensionati, che lo stipendio medio annuo di ciascun dipendente continui ad essere di 100 mila euro (quasi cinque volte più alto di quello di un dipendente pubblico di pari grado), che il segretario generale, oltre ad incassare 600 mila euro annui di stipendio, incassi anche altri 390 mila euro annui di indennità di funzione. Il tutto mentre cresce a dismisura, giorno dopo giorno, il numero degli italiani i quali precipitano, non certo per loro colpa, oltre la soglia della povertà. E, dunque, senza alcuna vergogna. Anzi, oltretutto, con molta arroganza e con molta propensione al ricatto.
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