"Dopo avere chiesto uomini e mezzi, nel 2004, per arrestare il "boss" Matteo Messina Denaro - si è deciso a denunciare, alla Procura di Palermo, l'allora maresciallo Saverio Masi - il mio superiore, per tutta risposta, mi urlò: "Noi non abbiamo intenzione di prendere né Provenzano né Messina Denaro. Non hai capito niente allora? Ti devi fermare. E fui in tutti i modi fermato".
Il "boss" Matteo Messina Denaro, tra i quattro considerati i più pericolosi nel mondo, è ormai latitante da venti anni. L'allora maresciallo Saverio Masi, ora caposcorta del pubblico ministero Nino Di Matteo, ha scelto di dire tutta la verità, ai magistrati, dopo nove anni da quell'episodio inquietante. Ne è passato del tempo. Per cui, a maggior ragione, sarebbe quanto mai opportuno che la Magistratura, ora, non ne lasciasse trascorrere dell'altro prima di appurare come siano andati i fatti - e perché - di condannare chi per quei fatti vada condannato e, se possibile, di far emergere - durante le indagini preliminari e il successivo processo - elementi che possano finalmente portare alla cattura di Matteo Messina Denaro. Il quale, evidentemente, è un personaggio di grande potere. Ma il cui grande potere non può continuare ad essere più forte di quello dello Stato.
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