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"Fatti e misfatti" è una puntuale selezione di episodi e di protagonisti che in Italia - ma anche nel resto del mondo - si sono distinti, si stanno distinguendo o si distingueranno "in modo particolare" e che tuttavia sono stati, sono e saranno troppo spesso ignorati o sottovalutati dagli organi di informazione. Pane al pane, senza alcuna appartenenza politica, con il solo referente della verità. Una verità che potrà essere velata di una profonda amarezza o sostenuta da una feroce ironia, mai però intrisa di facile qualunquismo.

domenica 26 maggio 2013

Trasgressioni di "Serie A" e trasgressioni di "Serie B"

 "Filippo P., disoccupato da tre anni e padre di un bambino di quattro - è la notizia - è stato sorpreso, per la seconda volta in una settimana, a rubare in un supermercato. La prima volta ha rubato del pane, del prosciutto e del latte ed è stato subito condannato a cinque mesi con la condizionale. La seconda volta ha rubato una confezione di arrosto, un pezzo di formaggio e una bottiglia di olio ed è stato condannato e rinchiuso nel carcere di Regina Coeli, appena ventiquattr'ora dopo, per furto aggravato con recidiva".
Rubare, certo, è punito dall'articolo 624 del Codice penale e dal settimo dei dieci Comandamenti. Ma che cosa avrebbe dovuto fare quel padre disoccupato per il suo bambino di quattro anni? Farlo morire di fame? Trasgredire, cioè, l'articolo 575 del Coidice penale e il quinto dei dieci Comandamenti? La legge - potrebbe obiettare qualcuno - è legge. D' accordo. Ed è scritto, in tutte le aule di Tribunale, che la legge è uguale per tutti. E qui non d'accordo: non è vero. Perchè tanti personaggi i quali continuano a rubare per arricchirsi personalmente riescono troppe volte a farla franca, ad ottenere addirittura notevoli sconti di pena, ad allungare i tempi fino alla prescrizione. Filippo P., il quale è stato costretto a rubare per non far morire di fame il suo bambino di quattro anni, è stato invece accusato, giudicato e incarcerato a tempo di record. Come il peggiore dei delinquenti e non come un padre disperato. Episodi del genere dovrebbero far meditare un po' tutti. Non solo quei politici i quali hanno portato decine di migliaia di persone in condizioni disperate e quei giudici i quali, comprensivi con tanti ladri di "Serie A", si accaniscono inspiegabilmente contro i "qualsiasi Filippo P.". Ma anche le direzioni di centri centri commerciali le quali, almeno in qualche caso più drammatico, potrebbero anche evitare di sporgere denuncia per furto e compiere un gesto di umana solidarietà: non ne soffrirebbero certo i loro bilanci d'oro.
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