"Il parroco di Corciano, don Stefano Maria Cavalletti - come confermato anche dalle autorità religiose - è stato sorpreso, in un "coca party" a Milano, ed è stato accusato di detenzione e spaccio di stupefacenti".
Don Stefano Maria Cavalletti, in Quesura, ha cercato di giustificarsi dicendo di avere cominciato ad assumere droga in quanto depresso dopo che, nel settembre scorso, era stato condannato, in primo grado, per avere truffato 22 mila euro ad una sua parrocchiana. Don Stefano Maria Cavalletti insomma, dopo quella condanna, non aveva ritenuto di doversi ritirare in un eremo di montagna in preghiera e in penitenza. No: aveva ritenuto meglio "farsi di coca". Aggiungendo vergogna a vergogna, indegnità a indegnità. Brutti tempi, comunque, per i parroci italiani: dopo quello il quale ha permesso l'inchino della statua della Madonna ad Oppido Mamertina e quello il quale è stato festeggiato a Reggio Calabria perché assolto per prescrizione dal reato di favoreggiamento della " 'ndrangheta", ecco quello del "coca party". Quanto lavoro da fare, ancora, per il povero Papa Francesco...
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