"Una bambina di dieci anni - nel villaggio di Alto Gumbad, alla periferia di Kunduz, in Afganistan -è stata brutalmente violentata dal mullah locale, Mohammed Amin".
L'epoisodio è di una gravità drammatica, ma non è tutto. La bambina è stata soccorsa e fatta ricoverare in ospedale da una volontaria europea e non dalla sua famiglia la quale anzi, "per lavare l'onore perduto", avrebbe voluto ucciderla e gettarla nel fiume. Continuando ad ascoltare devotamente, magari, il mullah violentatore. In difesa del quale, tra l'altro, sembra essersi schierato tutto il villaggio che prima ha cercato di impedire il ricovero della bambina in ospedale e poi ha cominciato a far arrivare gravi minacce alla volontaria che l'ha soccorsa e che ora è costretta a fuggire. Che ne sarà, a questo punto, della bambina la quale, incredibilmente, è stata riconsegnata alla famiglia che vorrebbe ucciderla e gettarla nel fiume per "lavare l'onore perduto"? Che qualcuno intervenga prima che sia troppo tardi. Prima che sia compiuto un altro atroce delitto da chi continua a leggere al contrario Allah e Maometto. Non solo negli sperduti villaggi dell'Afganistan.
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