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"Fatti e misfatti" è una puntuale selezione di episodi e di protagonisti che in Italia - ma anche nel resto del mondo - si sono distinti, si stanno distinguendo o si distingueranno "in modo particolare" e che tuttavia sono stati, sono e saranno troppo spesso ignorati o sottovalutati dagli organi di informazione. Pane al pane, senza alcuna appartenenza politica, con il solo referente della verità. Una verità che potrà essere velata di una profonda amarezza o sostenuta da una feroce ironia, mai però intrisa di facile qualunquismo.

martedì 15 luglio 2014

Le vergognose furbizie di "Giggino 'o sindaco"

"Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris detto "Giggino" - ha presenziato in pompa magna, davanti alle telecamere  e tra gli scatti di numerosi fotografi, alla trascrizione, nei registri comunali, del primo matrimonio (che era stato celebrato in Spagna) tra due persone di sesso maschile".
"Giggino 'o sindaco", dunque, vero campione dei diritti civili? O vero opportunista della politica più becera? Perché infatti lui, mentre è andato a farsi pubblicità in Comune tra due sposi maschi, ha fatto sapere che non sarebbe stato invece presente ai funerali di quel ragazzo di Marano rimasto ucciso dal crollo di un pezzo della Galleria Toledo. "Lascio alla famiglia del ragazzo e alla comunità di Marano - ha creduto di giustificarsi - il momento del lutto". Ma, se proprio è così rispettoso e sensibile, perché, allora, è stato invece presente ai funerali del giovane tifoso ucciso a Roma, prima della partita Fiorentina-Napoli, e non ha lasciato "il momento del lutto" alla famiglia del giovane tifoso e alla comunità di Scampia dove questi risiedeva? Forse - ma più che forse - perché anche ai funerali del giovane tifoso ucciso a Roma c'erano tante telecamere e tanti fotografi. E forse - ma più che forse - perché ai funerali del ragazzo ucciso dal crollo di un pezzo della Galleria Toledo sarebbe stato accolto da fischi e non certo da applausi. E, dunque, "Giggino facisse 'o piacere". Se non di lasciare il Comune che ha ampiamente mostrato di non saper amministrare, almeno di non continuare a dire e a fare vergognose furbizie "pro domo sua".
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