"I nomi non posso citarli in ottemperanza alla "Legge sulla privacy" - ha rivelato, ai membri della "Vigilanza Rai", il direttore generale dell'ente radiotelevisivo di Stato, Luigi Gubitosi - ma posso rivelare che, tra i dirigenti amministrativi, tre percepiscono più di 500 mila euro l'anno, uno tra i 400 e i 500 mila, quattro tra i 300 e i 400 mila, trentaquattro tra i 200 e i 300 mila, centonovanta tra i 100 e i 200 mila, sessantotto sotto i 100 mila. Tra i dirigenti giornalisti, poi, uno più di 500 mila, tre tra i 400 e i 500 mila, tre tra i 300 e i 400 mila, ventiquattro tra i 200 e i 300 mila, duecentosettantatre tra i 100 e i 200 mila, diciotto sotto i 100 mila.
Roba da non credere. Non solo se questi stipendi vengono messi in relazione con quelli di migliaia di altri dirigenti pubblici e giornalisti, ma soprattutto se vengono messi in relazione con quanto la Rai-tv produce, quotidianamente, di "Quarta serie". Con i suoi telegiornali incompleti e ossessivamente ripetitivi, i suoi programmi di intrattenimento che neppure i bambini o - al contrario - vietati ai minori, i suoi film ripetuti ogni anno fino alla noia, i suoi teleromanzi stirati e scontati da "Grand Hotel", il suo "Televideo" scandaloso per i suoi errori perfino di grammatica e di sintassi. La "privacy", certo, ma sarebbe stato interessante conoscere almeno il nome e la faccia, oltre che il "cursus" scolastico e il "curriculum", del giornalista - dallo stipendio certamente d'oro - il quale dirige, ad esempio, proprio quel "Televideo" scandaloso.
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