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"Fatti e misfatti" è una puntuale selezione di episodi e di protagonisti che in Italia - ma anche nel resto del mondo - si sono distinti, si stanno distinguendo o si distingueranno "in modo particolare" e che tuttavia sono stati, sono e saranno troppo spesso ignorati o sottovalutati dagli organi di informazione. Pane al pane, senza alcuna appartenenza politica, con il solo referente della verità. Una verità che potrà essere velata di una profonda amarezza o sostenuta da una feroce ironia, mai però intrisa di facile qualunquismo.

lunedì 10 giugno 2013

Anna Maria la scarceriera

"Nel nuovo "piano carceri" - ha annunciato, durante un'audizione al Senato, il Ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri - sto prefigurando che i detenuti lascino le loro celle sei mesi prima della scadenza della loro pena e che, in seguito, la reclusione sia comminata soltanto per i reati più gravi con il ricorso ai "domiciliari" e al lavoro di pubblica utilità per tutti gli altri minori".
Le carceri italiane traboccano e l'Europa continua a bacchettarci severamente per le condizioni inumane in cui sono costretti i nostri detenuti? La scelta, come sempre, è caduta sulla soluzione più facile e non fa niente se non sulla più opportuna. Bisogna sfoltire le carceri? Si facciano uscire prima i condannati del passato e si facciano entrare, in futuro, solo quelli più pericolosi. Da una parte, insomma, un vero e proprio indulto - contro il quale, però, si sono sempre dichiarati contrari esperti e quasi tutti i partiti - dall'altra il rischio - lasciando sempre ad un parere soggettivo la valutazione di un comportamento illecito - di un contraddirsi e scontrarsi di sentenze di questo e quel Tribunale. Forse, allora, sarebbe stato più giusto, oltre che più corretto, fare in modo che potesse essere presa in esame con minor comodo, dai magistrati, la posizione di quei 24.697 detenuti ancora in attesa di giudizio i quali costituiscono, vergognosamente, oltre il 38% dei 65.891 detenuti totali. Ma ai magistrati, evidentemente, non si può chiedere di stare un po' di più nelle loro sedi giudiziarie. Meglio indulgere su tutto, insomma. Sulle pene dei detenuti, sulle condanne degli imputati, ma, soprattutto, sui ritmi scandalosamente lenti della Magistratura giudicante.
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