"I lavori per risanare il fiume Bisagno - che ha di nuovo contribuito, uscendo dal suo alveo, a mettere Genova in ginocchio - sono stati finanziati già da tre anni, ma non si sono potuti utilizzare perché una delle ditte partecipanti alla gara d'appalto ha creduto di ravvisare irregolarità ed è ricorsa al Tribunale amministrativo regionale".
Suo diritto, per carità, se in buona fede. Nessun diritto del Tribunale amministrativo regionale, invece, per non avere ancora deciso, dal 2011, in modo da sbloccare la vicenda e poter rendere utilizzabili i finanziamenti. Continuando a lasciare Genova, quella che è stata ritenuta la seconda città europea più a rischio e più pericolosa per avversi eventi ambientali, sotto una minacciosa spada di Damocle. Che, infatti, è calata di nuovo sui poveri cittadini. Ma non, almeno per ora, su loro giudici amministrativi. I quali sarebbe interessante conoscere che cosa abbiano dovuto trattare e decidere, in tre anni, di tanto più urgente e più importante della sicurezza di una città di oltre mezzo milione di abitanti. Anche per capire se stanno ricoprendo il loro ufficio giusto.
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