"Quando Silvio Berlusconi ha tacciato di "femministe comuniste" le tre magistrate che gli hanno imposto di versare 100 mila euro al giorno alla sua ex moglie - ha confessato il Presidente del Tribunale di Milano, Livia Pomodoro - mi sono sentita avvilita come donna".
C'è da comprenderla e da essere con lei solidali. Però, ora che la Suprema Corte di Cassazione ha sentenziato la cancellazione della condanna di ben 110 malavitosi della "ndrangheta" (fra i quali anche alcuni omocidi) a causa di un clamoroso errore di un suo giudice, ci si sarebbe attesi che il Presidente del Tribunale di Milano, Livia Pomodoro, confessasse di essersi sentita avvilita come magistrato. Come ci si sarebbe attesi uguale sdegno da parte dell'Associaziona nazionale magistrati. La quale, invece, continua a dare prova di "sdegno a seconda". A seconda di chi, di come e di perché. Ma nella piena autonomia riconosciutale da quei Padri costituenti i quali avevano ritenuto ne avrebbe fatto sempre tesoro e buon uso.
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