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"Fatti e misfatti" è una puntuale selezione di episodi e di protagonisti che in Italia - ma anche nel resto del mondo - si sono distinti, si stanno distinguendo o si distingueranno "in modo particolare" e che tuttavia sono stati, sono e saranno troppo spesso ignorati o sottovalutati dagli organi di informazione. Pane al pane, senza alcuna appartenenza politica, con il solo referente della verità. Una verità che potrà essere velata di una profonda amarezza o sostenuta da una feroce ironia, mai però intrisa di facile qualunquismo.

giovedì 17 gennaio 2013

Liberali-liberticidi 2 a 1

"Silvio Berlusconi - ha sentenziato il pubblico ministero milanese Ilda Boccassini - non è segretario di partito né candidato "premier", è soltanto "leader" della coalizione di centrodestra e, quindi, non ha alcun diritto di vedersi riconosciuta, durante il periodo elettorale, la sospensiva del processo a suo carico sul "caso Rudy"". "Silvio Berlusconi - ha invece sentenziato il collegio giudicante milanese presieduto da Oscar Magi - è pur sempre un cittadino cui l'articolo 51 della Costituzione sancisce il diritto di partecipare alla vita pubblica della Nazione e, quindi, ha il diritto di vedersi riconosciuta, durante il periodo elettorale, la sospensione del processo a suo carico sul "caso Unipol". "La candidata in Campania per il Pd Rosaria Capacchione - hanno sentenziato, a loro volta, i giudici di Santa Maria Capua Vetere - dovendo operare senza vincoli durante il periodo elettorale, ha il diritto di vedersi riconosciuta, durante tutto questo periodo, la sospensione del processo a suo carico per un'accusa di calunnia (nel quadro di una intricata vicenda nata dal procedimento a carico del fratello costruttore arrestato per bancarotta fraudolenta) ai danni del luogotenente della Finanza Luigi Papale".
Su tre prounciamenti giudiziari in merito ad una questione perfettamente identica, quindi, due liberali e uno liberticida. Ma come è possibile? E' possibile  - secondo gli esperti - perché questione lasciata, dal Codice, alla discrezione del singolo giudice chiamato in causa. Alla faccia, però, della legge uguale per tutti. Ma, soprattutto, alla faccia di quanti vorrebbero ancora negare come alcuni magistrati, più che fare giustizia, facciano alle volte politica. Il  che è intollerabile, ma soprattutto contrario a quella Carta costituzionale che, oltre a difendere i sacrosanti diritti di tutti i cittadini, ha voluto opportunamente definire, con giusto rigore, i terreni e i confini dei vari poteri istituzionali.
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