"So per certo - ha affermato Antonio Di Pietro - che coloro i quali governavano il Monte dei Paschi di Siena avevano un obbligo addirittura paragiuridico di finanziare ciascuno, "pro quota", esponenti del Pd".
Antonio Di Pietro, però, non è notoriamente più un pubblico ministero e, quindi, non può più sostenere accuse con valore giuridico. E', tuttavia, ancora un deputato e, quindi, può fornire in ogni caso alla Magistratura inquirente le asserite carte e le asserite prove che - come lui stesso ha denunciato - ha già messo nero su bianco, inutilmente, in due interrogazioni alle quali il Governo ha preferito non rispondere. Ma lo farà oppure - come fece misteriosamente, ai tempi di "Mani pulite", gettando via, un giorno, la toga - getterà misteriosamente alle ortiche, un giorno, anche la grisaglia di deputato? Ai tempi di "Mani pulite" - come si sa - emigrò poi in politica. Questa volta dove emigrerebbe? Magari in agricoltura. Dove in effetti, secondo molti, da sempre "c'avrebbe azzeccato" di più. E non avrebbe mai rischiato di essere sbranato dal suo ex alleato Pierluigi Bersani.
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