"Angelo Cirimele di tre anni - ha voluto ricordare la sua famiglia - fu investito a Rosarno il 4 maggio 1984 mentre stava giocando vicino la strada per Taurianova, il tassista che lo uccise venne assolto nel procedimento penale, ma fu semplicemente condannato a pagare 80 milioni delle ex lire in sede civile. Il tassista non fu contento neppure di questa sentenza e ricorse in Appello".
Quale, allora, la sentenza in Appello? Nessuna. O, meglio, ancora nessuna. Perché la prima udienza di questo secondo grado di giudizio è stata fissata, finalmenete, per il 26 marzo del 2015. Quando saranno trascorsi ventotto anni dalla disgrazia, cioè, e quando il piccolo Angelo Cirimele, se non fosse stato ucciso a tre anni, ne avrebbe trentuno. Ma il Consiglio superiore della magistratura, anche in questa occasione, farà finta di non avere saputo e sentito nulla? E non potrebbe essere opportuno che il Ministro della Giustizia, Paola Severino, inviasse, "spending review" permettendo, una commissione di indagine per chiarire le ovvie responsabilità e assumere i doverosi provvedimenti? Anche perché, se ai magistrati non possono essere tagliati gli stipendi - recente sentenza, come si ricorderà, della Consulta - questi alti stipendi, almeno, se li guadagnino lavorando come tutti.
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