"La Corte indiana che dovrebbe prendere una decisione sui due "marò" italiani accusati di avere ucciso due pescatori indigeni, a febbraio, in acque internazionali - è giunta notizia da Kerala - ha rinviato di nuovo questa decisione e, precisamente, l'ha rinviata all'8 novembre prossimo".
L' 8 novembre prossimo, così, saranno stati già quasi nove mesi di detenzione - anche se, ultimamente, ai domiciliari - per i due "marò". E nulla rassicura, ormai, che non possa esserci, in prossimità dell'8 novembre prossimo, un altro ennesimo rinvio. Come se, insomma, i giudici indiani stessero mandando avanti un illegale - secondo anche le norme del diritto internazionale - e inaccettabile "giochetto": non arrivare ad una sentenza di colpevolezza (anche perché - come sembra - non avrebbero le prove per sostenerla), ma tenere il più a lungo possibile detenuti i due "marò" con i pretesti più vari. Fatto che, se consentirebbe loro di salvare almeno in parte la faccia evitando una discutibile sentenza accusatoria, otterrebbe ugualmente di far scontare ai due "marò" un bel periodo di detenzione. Ma le autorità italiane? "Allibite e sconcertate", come ha dichiarato il Ministro degli Esteri, Giulio Terzi. Allibite e sconcertate punto e basta. E non chiaramente determinate a porre fine a questo "giochetto" chiamando anche in causa, come giuridicamente possibile, i competenti organismi internazionali. Allibite e sconcertate punto e a capo. In attesa, magari, di un ipotetico quanto probabile nuovo rinvio, a questo punto anche strafottente, dei giudici indiani. Fose sarebbe il caso che il Ministro Terzi sorridesse un po' meno davanti alle telecamere e lavorasse un po' di più dietro la sua scrivania ministeriale.
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