"Per Paolo Gabriele, l'ex maggiordomo pontificio rinviato a giudizio per il furto di importanti documenti vaticani - è stata la sentenza letta "in nome di Sua Santità Benedetto XVI gloriosamente regnante, invocata la Santissima Trinità" - la condanna è di un anno e sei mesi".
Per Paolo Gabriele, dunque, non solo la Santissima Trinità, invocata, è stata così buona e comprensiva da suggerire alla Corte appena un anno e mezzo di domiciliari di fronte ai sei anni di carcere che potevano essergli comminati. Per lui, ora, già si parla della grazia che, di qui a poco, dovrebbe venirgli da Sua santità Benedetto XVI gloriosamente regnante. Anche lui buono e comprensivo, perciò, nonostante ingloriosamente derubato. E nonostante il suo infedele servitore, che continua a proclamarsi incredibilmente a lui fedele, non abbia mai voluto confessare - almeno ai giudici - i nomi dei suoi colpevoli complici. Che non possono non esserci stati non foss'altro perché Paolo Gabriele non è persona in grado di comprendere l'importanza dei tanti documenti trafugati e, in particolare, di quelli scritti in quella lingua tedesca che lui non conosce neppure un po'. Anche se l'ufficio del pubblico ministero vaticano ha fatto sapere che non esiste alcuna prova su eventuali complici. Beh, certo, soprattutto se le prove non vengono cercate. E non vengono cercate non per volontà dello Spirito Santo.
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