"I lavoratori impiegati nella costruzione degli impianti e delle infrastrutture che dovranno ospitare i Campionati mondiali di calcio nel 2022 in Qatar - ha denunciato, con una inchiesta, il quotidiano britannico "Guardian" - vengono trattati alla stregua di schiavi: dodici ore di lavoro al giorno senza cibo e senza acqua con temperature di 50 gradi, 78 centesimi di retribuzione l'ora, se qualcuno protesta viene violentemente picchiato, dodici a dormire in una stanza senza aria condizionata, quasi tutti gli stranieri con il passaporto e mesi di paga sequestrati per evitare che fuggano".
Inevitabile che, trattati così, in soli due mesi - dal 4 giugno all'8 agosto - siano già morti 44 di quei lavoratori nepalesi i quali sembra siano i più poveri e i più maltrattati. E c'è già chi ha fatto un drammatico conteggio: quando stadi e infrastrutture saranno completati, i lavoratori-schiavi del Qatar del giovane emiro Tamin bin Hamad Al Thani saranno stati molti di più dei 736 calciatori i quali arriveranno per disputare le varie gare dei Campionati mondiali. Ma la Fifa (Federation Internationale de Football Association) non ha proprio alcunché da dire? O - rifacendosi al suo acronimo - ha proprio una paura fottuta di far inquietare il giovane emiro-schiavista del Qatar? Applausi.
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