"Poiché non riusciamo a trovare quel miliardo che servirebbe - ha fatto filtrare la preoccupante notizia il Ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni - è molto probabile che i cittadini, dal primo ottobre, vangano chiamati a sostenere un'Iva in crescita dal 21 al 22%".
Fatto gravissimo. E per due evidenti motivi. Primo: il nuovo aumento dell'Iva, come sanno molto bene anche coloro i quali hanno frequentato soltanto le elementari e non anche le Università di mezzo mondo, deprimerebbe ulteriormente i già depressi consumi e, di conseguenza, aumenterebbe, ancor più drammaticamente, la crisi della produzione e del commercio. Secondo: il fatto che il Ministro dell'Economia non riesca a trovare il miliardo che servirebbe a scongiurare quello sciagurato aumento significa, con tutto il rispetto, o che non sa fare il proprio mestiere o che non ha alcuna voce in capitolo in quel Consiglio dei Ministri il quale, solo volendo, il miliardo necessario potrebbe trovarlo in cinque minuti. Come? Anche questo lo sanno molto bene tutti coloro i quali hanno frequentato soltanto le elementari. Si potrebbe chiedere loro. L'elenco di dove e di come trovare le risorse sarebbe anche lungo. A cominciare da quel taglio vero al finanziamento dei partiti che sta continuando a slittare vergognosamente, con l'abolizione delle Province, con la vendita degli immobili demaniali dismessi, con la rinuncia almeno temporanea a spese come quella per gli "F35", con strumenti più efficienti per stanare la grossa evasione fiscale. Tutto già detto e ridetto, certo. Ma peccato che, entrato da un orecchio dei partiti e del Governo, sia subito riuscito dall'altro orecchio. "E io - diceva Totò in un film - io pago". Io, in questo caso, nell'accezione di io italiano.
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