"Dal primo gennaio prossimo - ai sensi del cosiddetto "Decreto cultura" convertito in legge meno di un mese fa - l'accisa sulla birra aumenterà a 2 euro e 39 centesimi ad ettolitro per salvare Pompei, sostenere gli Uffizi a Firenze, aiutare il settore del cinema e le fondazioni liriche".
Ottima cosa se, però, la stessa accisa sulla birra non fosse stata già aumentata il 10 ottobre scorso a 2 euro e 66 centesimi, con un altro decreto, per finanziare la scuola e l'università. Ottima cosa anche questa, certo, ma quale delle due cose finirà per "accaparrarsi" l'accisa? Oppure ci sarà un'accisa di 2 euro e 39 centesimi più un'accisa di 2 euro e 66 centesimi per un totale di 5 euro e 5 centesimi? I produttori di birra, comprensibilmente, sono esterrefatti ed allarmati. Ma, verosimilmente, dovrebbero esserlo anche tutti gli italiani, consumatori o meno di birra, dovendo constatare come il Governo, nell'inasprire - magari anche giustamente - la tassazione di una bevanda a bassa gradazione alcolica, lo abbia però fatto in stato di evidente ebbrezza da grappa. Come, allora, per altri più o meno recenti provvedimenti?
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