"Gli aerei "F35" - questa la conclusione di un rapporto diffuso dal Pentagono - sono incapaci di combattere e non avrebbero alcuna "chance" di successo in uno scontro reale".
Ecco servito definitivamente, dunque, l'autorevole giudizio tecnico negativo su questi "jet" da combattimento che, fin dall'inizio, avevano destato forti dubbi sulla loro efficienza. E che cosa farà adesso, allora, l'Italia? Confermerà l'acquisto dei 90 prototipi già prenotati e alcuni già pagati? E il generale Vincenzo Camporini, adesso, continuerà a sostenere - come ripetuto, anche, in una intervista il 23 febbraio scorso - che "gli "F35" funzionano e che l'Italia fa bene ad acquistarli"? Torna con maggiore legittimità, dunque, l'augurio che il Ministero della Difesa si decida a pronunciare una parola sulla inquietante questione. A far sapere soprattutto se, dopo la bocciatura autorevole del Pentagono, intenderà revocare l'acquisto o vorrà spendere ugualmente, per aerei "incapaci di combattere e senza alcuna "chance" di successo in uno scontro reale", qualcosa come quindici miliardi. Oltretutto in un momento economico non certo di "vacche grasse". In cui c'è bisogno, per il Paese, di cose ben urgenti ed importanti. Altro che novanta "F35" da acquistare e da rottamare.
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