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"Fatti e misfatti" è una puntuale selezione di episodi e di protagonisti che in Italia - ma anche nel resto del mondo - si sono distinti, si stanno distinguendo o si distingueranno "in modo particolare" e che tuttavia sono stati, sono e saranno troppo spesso ignorati o sottovalutati dagli organi di informazione. Pane al pane, senza alcuna appartenenza politica, con il solo referente della verità. Una verità che potrà essere velata di una profonda amarezza o sostenuta da una feroce ironia, mai però intrisa di facile qualunquismo.

martedì 26 marzo 2013

... e volgarità da trivio

"Non è che Franco Battiato - trasferendosi poi a Bruxelles per partecipare ad un convegno sul turismo in qualità di assessore alla Regione Sicilia - durante il volo sia tornato in sé. Anzi".
Che cos'altro ha detto, dunque il cantautore evidentemente suonato? Che - testuale - "ci sono troie, in giro nel Parlamento italiano, che farebbero tutto. Dovrebbero aprire un casino". Ma un "casino" lo ha subito aperto lui perché si è giustamente levata, a partire dalla neopresidente della Camera, Laura Boldrini, una generale sdegnata reazione a quelle volgari quanto gratuite parole. Tanto che lui, il cantautore suonato, ha cercato di rimediare alla sua stonatura clamorosa in qualche modo. Ma in modo da meritarsi un coro ancora più sonoro di fischi da parte di quanti dai cantautori anche famosi non si fanno certo incantare. Come ha infatti cercato di rimediare Franco Battiato? Dicendo di essere stato frainteso. Lui, cioè, quando ha usato l' espressione "troie", non ce l'aveva con le donne parlamentari in particolare, ma sia con quelle donne sia con quegli uomini i quali, con i loro comportamenti da "prostitute politiche", avevano aperto un vero e proprio "casino" nelle Camere appena sostituite. E, dunque, nemmeno nulla a che vedere con le Camere appena elette. Più che un rimedio, perciò, una nuova dichiarazione. Che, comunque, lascia immutato un insulto nei confronti del Parlamento. Anche se di un Parlamento di ieri. E lascia, anche, il disgusto per un linguaggio in ogni caso inaccettabilmente volgare. Perché tutto si può dire, di tutto si può essere più o meno personalmente convinti, di tutto - magari - si può anche avere ragione, ma nessuno - neppure un cantautore suonato - può permettersi di insultare così gravemente e rozzamente le Istituzioni. Cantarle, insomma, può pure essere giusto, ma le note della canzone devono rimanere nello spartito della correttezza, dell'educazione e del buongusto.
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