"Il modo con cui faremo le riforme - ha dichiarato, in una intervista al "Financial Times", il "premier" Renzi - lo decido io, non lo decidono il Fondo monetario internazionale né la Banca centrale europea né la Commissione dell'Unione". "E non lo decide - ha completato il "filotto" in una intervista a "La Stampa" - nemmeno Silvio Berlusconi".
Bellissime espressioni di orgogliosa autonomia e di positiva autostima. Solo che il "premier" Renzi, oltre che le parole, dovrebbe far correre anche i fatti. E cominciare a decidere non solo il modo, ma anche l'immediatezza concreta delle riforme. L' "agenzia di rating Moody's", proprio in concomitanza con le sue due determinate interviste, ha dipinto l'Italia, ad esempio, come quella che "non raggiungerà gli obiettivi deficit-prodotto interno lordo 2014-2015, registrerà una recessione che peserà sulla politica fiscale e sul clima politico ed è in ritardo proprio sulle riforme". Un quadro, quindi, a tinte fosche. Che il "premier" Renzi, appunto, dovrebbe cominciare a schiarire con iniziative concrete quanto immediate. Accompagnando, all'orgogliosa autonomia e alla positiva autostima, determinazione e coraggio. Solo mandando a quel paese quelli che lui definisce i "professoroni della solita compagnia di giro", infatti, potrà allora mandare a quel paese, a buon diritto, i professori delle Istituzioni internazionali e dei mercati finanziari. Altrimenti "ciance". Soltanto "ciance". E Fondo monetario internazionale, Banca centrale europea, Commissione dell'Unione, "Moody's" e financo Berlusconi ad avere ragione.
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