"Quando il Capo dello Stato ha visitato ultimamente il carcere napoletano di Poggioreale - è la ricostruzione di una storia drammatica - aveva incontrato il detenuto Vincenzo Di Sarno, 35 anni, con un tumore al midollo osseo che gli comporta una perdita di funzioni neurologiche motorie, sensitive e vegetative, si era commosso e aaveva chiesto che si facesse il necessario per lui".
E' stato fatto? No. Prima il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha tenuto a far sapere che "non esistono, in Italia, strutture carcerarie nelle quali siano praticabili le terapie prescritte per il detenuto Vincenzo Di Sarno. Poi la Corte d'appello ha rigettato la richiesta di quei domiciliari che avrebbero permesso, al detenuto Vincenzo Di Sarno, di curarsi fuori del carcere. Intollerabile, assurdo, vergognoso. Cosicché, ora, il detenuto Vincenzo Di Sarno al Capo dello Stato ha scritto e nemmeno per denunciare l'accanimento disumano nei suoi confronti, ma per chiedergli, con dignitosa disperazione, il permesso di ricorrere all'eutanasia e porre fine, prima che il tumore l'uccida, a quella feroce carcerazione. Povero detenuto Vincenzo Di Sarno, dunque, incredibilmente martoriato da un'Amministrazione penitenziaria e da un'Amministrazione della Giustizia indegne di un Paerse civile. Ma, di riflesso, povero anche Capo dello Stato, se non c'è rispetto neppure per i suoi buoni sentimenti umani.
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