"Da oggi - è stato annunciato con orgoglio - la barbieria del Senato ha cessato le sue funzioni".
Peccato, certo, per gli onorevoli senatori i quali, ora, dovranno rivolgersi a barbieri comuni e pagare gli stessi prezzi dei cittadini comuni. Un piccolo contributo, però, alla "spending review" in quanto quel servizio - tra stipendi e costi fissi - aveva un costo annuale di 300 mila euro l'anno? Nemmeno per idea. Perché i tre barbieri non se ne andranno a svolgere il loro mestiere in una barbieria privata, ma resteranno al Senato dopo essere stati riciclati come uscieri e come commessi. Alla faccia, quindi, della "spending review". Con un grande pernacchio, anzi, alla "spending review". E con l'ennesima presa in giro dei cittadini da parte del Palazzo.
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