"La Corte d'Appello di Venezia - è giunta notizia - ha assolto i genitori nigeriani che avevano infibulato le loro due figlie perché "il fatto non costituisce reato"".
L'infibulazione, cioé la grave menomazione degli organi genitali femminili, non costituisce reato? In Nigeria, purtroppo, e in molti altri Paesi islamici. In Italia, invece, no: costituisce reato eccome. Ed è molto grave che la Corte d'Appello di Venezia lo ignori o ci passi sopra per un inaccettabile rispetto di un'usanza, benché brutale, tuttora lecita in alcuni parti meno civili del mondo. E' molto grave, insomma, che ignori - o conosca, ma li calpesti - le legge n° 7 del 9 gennaio 2006, che ha messo al bando quella pratica violenta, e l'articolo 583 bis del Codice penale, che punisce con la reclusione da quattro a dodici anni chi, in assenza di esigenze terapeutiche, cagioni una mutilazione agli organi genitali femminili. Signori della Corte, della Corte d'Appello di Venezia, guardate che Venezia è in Italia, non in Nigeria. E, poiché sembra che ve ne siate dimenticati, forse farebbe bene a ricordarvelo il Consiglio superiore della magistratura. Se non con qualcosa di più, almeno con una energica tirata di orecchi.
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