"Poiché le carceri scoppiano - stanno ragionando in molti - è il caso di considerare con urgenza provvedimenti di clemenza come indulto, amnistia e più lunghi periodi di arresti domiciliari".
Certo che non è più possibile tollerare una situazione carceraria giunta ormai ai livelli più bassi e mortificanti, ma si è sicuri che tutto possa risolversi soltanto con un ennesimo provvedimento di clemenza? E, poi, perché non chiedersi seriamente, una volta per tutte, i motivi per i quali, in modo ricorrente, le carceri finiscono per scoppiare? Finiscono per scoppiare perché, per esempio oggi come oggi, su un totale di 67 mila detenuti ben 28 mila sono in attesa di giudizio. Sono in cella, cioè, perché la Giustizia, nonostante anche le ripetute multe dell' Europa, continua a prendersela comoda e a definire i procedimenti penali, in media, con tempi che raggiungonmo i sette-otto anni. Ma, poi, anche perché si ritiene superfluo stanziare un euro in più per assumere un numero più adeguato di guardie carcerarie e almeno per utilizzare quegli edifici carcerari già realizzati con costi plurimilionari e che, oltretutto, stanno andando sempre più in malora. Le carceri scoppiano, è vero, e non è giusto che sia. Ma perché, ogni tanto, non scoppiano anche un po' di buonsenso e di efficienza, in merito, nella Magistratura e nel Governo di turno?
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