"Per i rimborsi elettorali dei partiti - ultime statistiche alla mano - l'Italia continua a sostenere la somma più alta in Europa: 290 milioni di euro di fronte ai 162 della Francia, ai 133 (che non possono essere mai comunque superati per legge) della Germania, ai 126 della Spagna e agli 8 del Regno Unito".
Quasi 300 milioni di euro ogni volta, dunque, dallo Stato italiano ai partiti. E allora, però, balza evidente che lo Stato italiano è povero solo quando e là dove gli fa comodo. Ha centinaia di milioni di euro da stanziare ai partiti, a suo tempo furbescamente autorizzati a "battere cassa" ad ogni elezione. Poi, però, non ha un centesimo neppure per scongiurare certi eventi estremi. Come malati e malati, in molti ospedali, assistiti nei corridoi e perfino in terra. Come processi e processi anche contro pericolosi "boss", in molti Tribunali, in prescrizione per mancanza di personale. Come detenuti e detenuti, in molte carceri, da rimettere in libertà non per fine pena, ma per non poterli ammucchiare più nemmeno gli uni sugli altri. Tanto e soltanto per esemplificare. Perché, con quei 300 milioni circa, si potrebbero risolvere - anche se naturalmente in parte, ma sicuramente meglio di niente - cento e cento altri problemi. "Sì, giusto - potrebbe osservare qualcuno - ma chi avrebbe la forza di convincere i partiti italiani della giusta necessità che i loro rimborsi elettorali debbano passare dai 300 milioni circa ai più responsabili 8 milioni del Regno Unito?" Un cittadino qualsiasi di sicuro no. E - come si è dovuto amaramente constatare - neppure l'eloquentissimo risultato di un referendum popolare. Allora chi? Beh, potrebbe almeno provarci un Governo di illustri e severi professori. Sfidando dei partiti, certamente, il pesante ricatto "o rimborsi o morte". Ma, se si è già trovato il coraggio di picchiare duro i poveri cittadini, ora si potrebbe trovare anche il coraggio di picchiare duro i ricchi partiti.
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