"Nei procedimenti per violenza sessuale di gruppo - ha sentenziato la Suprema Corte di Cassazione - il giudice non è obbligato a sancire il carcere preventivo in attesa della sentenza, ma può anche applicare misure alternative".
La Suprema Corte di Cassazione, insomma, ha sentenziato che il "branco" dei violentatori - in attesa che la Giustizia-tartaruga ufficializzi il suo reato - possa continuare a scorazzare, libero e tranquillo, per i vicoli, le vie, le piazze, i parchi della città in modo che, se dovesse magari tornargli la voglia, tornerebbe di nuovo a soddisfarla. Ma - è stata la motivazione della sentenza - non si può prescindere da un doveroso garantismo nei confronti di chi non sia stato ancora condannato. Garantismo per i violentatori, già. Una garanzia per le donne, invece, che delinquenti così infami non debbano essere considerati come semplici ladri di mele? Nessuna. Per la Suprema Corte di Cassazione sembra essere più doveroso e legittimo garantire il "branco" piuttosto che le sue vittime. Quelle che ci sono già state e quelle che, oltretutto, potrebbero esserci ancora.
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