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"Fatti e misfatti" è una puntuale selezione di episodi e di protagonisti che in Italia - ma anche nel resto del mondo - si sono distinti, si stanno distinguendo o si distingueranno "in modo particolare" e che tuttavia sono stati, sono e saranno troppo spesso ignorati o sottovalutati dagli organi di informazione. Pane al pane, senza alcuna appartenenza politica, con il solo referente della verità. Una verità che potrà essere velata di una profonda amarezza o sostenuta da una feroce ironia, mai però intrisa di facile qualunquismo.

martedì 15 maggio 2012

Pietro Grasso al rogo

"Do atto a  Silvio Berlusconi e al suo Governo - ha dichiarato, durante una conversazione a "La zanzara" di Radio 24, il Procuratore antimafia Pietro Grasso - di avere introdotto delle leggi che ci hanno consentito di sequestrare, in tre anni, moltissimi beni appartenuti alla mafia".
Non l'avesse mai dichiarato! Magistratura democratica, per bocca del suo segretario Pier Giorgio Morosini, ha definito quelle del Procuratore antimafia Pietro Grasso "parole sconcertanti". E al Procuratore Pietro Grasso non è stato sufficiente, ad evitarle, neppure il suo "dna" notoriamente antiberlusconiano. Ennesima dimostrazione di come una buona fetta della Magistratura italiana non sia assolutamente al di sopra delle parti, non sia assolutamente obiettiva, non sia disposta a sopportare perfino che una persona di specchiata onestà intellettuale e professionale come il Procuratore antimafia Pietro Grasso possa esprimere un suo giudizio, basato oltretutto sulla realtà e su un singolo episodio. Come dire: mai parlare in modo positivo, seppure parzialmenete, di Silvio Berlusconi. Silvio Berlusconi, per certi magistrati, deve essere il diavolo a basta. Il che - a prescindere naturalmente dalle sue idee politiche e dai suoi comportamenti privati con i quali, come giusto, si può essere d'accordo o meno - è in verità grave. Molto grave in sè, a prescindere dal personaggio Berlusconi, per l'immagine della Maagistratura. E un po', anche, per la democrazia.
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