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"Fatti e misfatti" è una puntuale selezione di episodi e di protagonisti che in Italia - ma anche nel resto del mondo - si sono distinti, si stanno distinguendo o si distingueranno "in modo particolare" e che tuttavia sono stati, sono e saranno troppo spesso ignorati o sottovalutati dagli organi di informazione. Pane al pane, senza alcuna appartenenza politica, con il solo referente della verità. Una verità che potrà essere velata di una profonda amarezza o sostenuta da una feroce ironia, mai però intrisa di facile qualunquismo.

venerdì 16 dicembre 2011

La casta degli "apicali"

"L'Italia deve riuscire a fare bene la sua parte per l'Europa e per se stessa - così il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo videomessaggio in occasione della ventiduesima edizione di "Telethon" - e, quindi, chiede sacrifici agli italiani di tutti i ceti, anche ai meno abbienti".

Giustissimo nel suo realismo. Più giusto tuttavia sarebbe stato - con tutto il rispetto per il Presidente della Repubblica - se ad essere chiamati ai sacrifici, davvero e subito, fossero stati, poi, gli italiani di tutti i ceti. Davvero e subito, invece, sono stati chiamati soltanto gli italiani dei ceti meno abbienti o appena abbienti. Quelli dei ceti più abbienti, infatti, stanno continuando a cercare ogni scappatoia, Governo consenziente, per rinviare, o addirittura evitare, la loro equa risposta alla giusta chiamata. E' il caso, tanto per dire, dei "manager" pubblici i quali non vorrebbero il tetto di 305 mila euro l'anno ai loro stratosferici compensi. Come, ad esempio, l'amministratore delegato dell' "Eni", Paolo Scaroni (stipendio attuale annuo quattro milioni e 420 mila euro), il presidente di "Finmeccanica", Francesco Guarguaglini (due milioni e 475 mila euro), il presidente dell' "Enel", Piero Gnudi (un milione e 695 mila euro), l'amministratore delegato dell' "Enel", Fulvio Conti (un milione e 380 mila euro), l'amministratore delegato di "Poste italiane", Massimo Sarmi (un milione e 205 mila euro), il presidente dell' "Eni", Simone Poli (un milione e 101 mila euro) e così via scandalosamente guadagnando. Tutti italiani anche loro, ma i quali, dietro le quinte, stanno cercando di "farla franca" con un artificio già all'esame del Governo. E, cioè, con la possibilità - se non con la sicurezza - di "farla franca" con - testuale - "deroghe motivate per le posizioni apicali delle rispettive amministrazioni". Niente tetto di 305 mila poveri euro annui, dunque, ma via a tutto gas, con i loro compensi stratosferici, alla faccia della crisi italiana ed europea. Fatto non da poco che il Presidente della Repubblica dovrebbe sapere. E dunque - sempre con tutto il rispetto - del quale dovrebbe tenere conto, per favore, nei suoi messaggi video o non video. Davvero, altrimenti, povera Italia!

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