"Tra Adriano Celentano e Rai - è la lieta novella annunciata da tutti i giornali - l'intesa è ormai raggiunta".
In che senso? Nel senso che la Rai si è calata le braghe davanti alle arroganti richieste del cantante. Che - per chi le avesse dimenticate - restano quella di non dover dare preventivamente conto di quanto andrà a dire in "celentanese" sul palco di Sanremo e quella di non essere interrotto da "spot" pubblicitari. Come avviene, insomma, per il tradizionale messaggio di fine d'anno del Presidente della Repubblica e non avviene, neanche, per la conferenza-stampa di insediamento del Presidente del Consiglio. Celentano, dunque, come Napolitano e più di Monti. E non basta. Perché, mentre il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio - ci mancherebbe altro - parlano agli italiani dai teleschemi gratis, il dittatore Celentano intascherà - per le sue "comparsate a sorpresa" - 300 mila euro a serata. Anche se - buona grazia sua - fino ad un massimo cumulabile di 750 mila euro. Con la consorte Claudia Mori a straparlare qua e là della loro vittoria. E con Lei, invece, zitta. O, meglio, con il direttore generale della Rai, Lorenza Lei, a ricordare ogni cinque minuti, sui teleschermi, che il canone è un doveroso tributo da pagare. Da pagare - come diceva Totò - a prescindere.
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