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"Fatti e misfatti" è una puntuale selezione di episodi e di protagonisti che in Italia - ma anche nel resto del mondo - si sono distinti, si stanno distinguendo o si distingueranno "in modo particolare" e che tuttavia sono stati, sono e saranno troppo spesso ignorati o sottovalutati dagli organi di informazione. Pane al pane, senza alcuna appartenenza politica, con il solo referente della verità. Una verità che potrà essere velata di una profonda amarezza o sostenuta da una feroce ironia, mai però intrisa di facile qualunquismo.

venerdì 31 dicembre 2010

Quell'inaccettabile schizzo di fango brasiliano

"Il Presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva - è arrivata la notizia per molti scontata - ha negato all'Italia, come ultimo atto del suo mandato, l'estradizione del terrorista pluriomicida Cesare Battisti".
"Noi - aveva detto, non troppo tempo fa, il Presidente Lula da Silva - rispettiamo sempre le decisioni degli altri Paesi". Ma, evidentemente, si era dimenticato di precisare "ad eccezione della legittima decisione italiana di richiederci Cesare Battisti per fargli scontare il carcere comminatogli dalla Magistratura dopo un regolare e giusto processo". "Io - aveva poi garantito sempre il presidente Lula da Silva - comunicherò prima la mia decisione, in ogni caso, al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano". Ma, evidentemente, si è dimenticato sgarbatamente anche di questo, appurato che il Quirinale non ha ricevuto alcuna sua telefonata, neppure un fax o un "messaggino". L'aveva preannunciato, d'altra parte, lo stesso Ministro degli Esteri, Amorin, quando, appena ieri, aveva dichiarato: "Non ritengo che il Presidente si metterà in contatto con le autortià italiane". Per imbarazzo? Per vergogna? Per arroganza? Chissà. Facciano loro. E, però, non è nemmeno finita qui. Sempre ieri e sempre il Ministro degli Esteri, Amorin, al colmo della "faccia tosta", aveva fatto sapere che il Governo brasiliano considerava "impertinente" quella nota, redatta invece in termini ineccepibilmente rispettosi e diplomatici, con la quale si invitava nuovamente il Presidente Lula da Silva ad agire secondo gli accordi sulle estradizioni, tuttora in essere tra Italia e Brasile, e - altro fatto non indifferente - secondo la decisione di quel Supremo Tribunal Federal che è l' istanza giudiziaria più alta del Brasile e che si era correttamente pronunciato per la concessione della estradizione. Impertinente, allora l'Italia? Non sembrerebbe proprio. Inqualificabile invece - come sembra senza alcun dubbio - l'atteggiamento delle più alte autorità brasiliane. Non solo per lo schiaffo diplomatico ad un Paese amico, ma, soprattutto, per lo schiaffo cinico e irriverente alle vittime del loro protetto terrorista pluriomicida. Ora, però, sarebbe interessante sapere, almeno, il perché veramente, il giorno in cui ha lasciato il suo incarico istituzionale al suo successore, Luiz Inacio Lula da Silva abbia scelto di infangare senza pudore il suo solitamente impeccabile completo blu. Ma, ancora peggio, la sua immagine e la sua anima. La sua intelligenza e il suo cuore.
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