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"Fatti e misfatti" è una puntuale selezione di episodi e di protagonisti che in Italia - ma anche nel resto del mondo - si sono distinti, si stanno distinguendo o si distingueranno "in modo particolare" e che tuttavia sono stati, sono e saranno troppo spesso ignorati o sottovalutati dagli organi di informazione. Pane al pane, senza alcuna appartenenza politica, con il solo referente della verità. Una verità che potrà essere velata di una profonda amarezza o sostenuta da una feroce ironia, mai però intrisa di facile qualunquismo.

mercoledì 8 dicembre 2010

Dopo i "voti di scambio" i "certificati di scambio"?

"Certo Silvio Balsamo - hanno riportato, a suo tempo, le cronache emiliane - è stato sorpreso a guidare l'auto, nonostante il contrassegno di invalidità, senza alcun ausilio necessario per i paraplegici. Non solo: gli è stato poi trovato, in casa, un video che lo ritraeva ballare una danza sfrenata".
Tutto qui? No. Perché certo Silvio Balsamo, morto nel frattempo nel gennaio scorso, non era un imbroglioncello qualsiasi, ma un mafioso imbroglione che sarebbe dovuto rimanere in carcere fino al 2023, ma che in carcere non aveva trascorso neppure un giorno perché il direttore del Dipartimento di riabilitazione della "Montecatone" di Imola gli aveva certificato una gravissima patologia spinale che gli impediva di muoversi e, quindi, non gli avrebbe consentito la detenzione. E che, dunque, non solo gli aveva permesso i più comodi domiciliari, ma anche una pensione e un contributo per l'accompagnamento. Di qui, accertato penalmente il tutto, l'accusa di "false attestazioni in atti destinati all'autorità giudiziaria" e di "truffa aggravata ai danni dello Stato" finalmente mossa al compiacente direttore del Dipartimento di riabilitazione della "Montecatone" di Imola. Il quale, secondo giustizia, dovrebbe ora finire, a sua volta, in carcere. A meno che qualche "compare" del defunto Silvio Balsamo non intervenga falsamente a certificare, da parte sua, che il compiacente direttore non aveva agito di sua volontà, ma sotto la minaccia di una pistola mafiosa. Perché - come spesso succede anche nelle peggiori famiglie - una mano finisce spesso per lavare l'altra. Oppure perché magari, dopo la vecchia e consolidata pratica del "voto di scambio", sta nascendo la nuova pratica del "certificato di scambio". Alla faccia, come al solito, dell'Italia onesta.
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