"Non è che chi critica - ha scritto, sul suo "blog", Antonio Di Pietro - ha sempre ragione. Ha volte chi critica è interessato a prendere lui stesso il posto di chi viene criticato".
Due stoccate, dunque, in un solo "post". La prima (a testimonianza del clima sempre più da "ultima spiaggia" all'interno dell' "Italia dei valori") contro il "numero 2" Luigi De Magistris. La seconda (a testimonianza sempre più evidente dei disvalori dell'italiano nel partito di Antonio Di Pietro) contro la grammatica. Perché il solito Tonino da Montenero di Bisaccia, prima laureatosi brillantemente in Giurisprudenza e poi promosso clamorosamente in Parlamento, ha scritto, sul suo dotto "post" "ha volte" con tanto di acca. Ma, allora, un dubbio: se Di Pietro ha scritto "ha volte" con l'acca e - appena pochi giorni fa - lo studente universitario che aveva polemizzato vivacemenete con il Ministro La Russa nella trasmissione televisiva "Anno zero" se n'era poi uscito - sull' "Unità" - con l' "hanno prossimo" (usando, anche lui, somaramente l'acca), non è che, in qualche collettivo, si è voluta rivalutare la povera italica acca? Da lettera muta, cioè, a lettera rivoluzionaria?
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