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"Fatti e misfatti" è una puntuale selezione di episodi e di protagonisti che in Italia - ma anche nel resto del mondo - si sono distinti, si stanno distinguendo o si distingueranno "in modo particolare" e che tuttavia sono stati, sono e saranno troppo spesso ignorati o sottovalutati dagli organi di informazione. Pane al pane, senza alcuna appartenenza politica, con il solo referente della verità. Una verità che potrà essere velata di una profonda amarezza o sostenuta da una feroce ironia, mai però intrisa di facile qualunquismo.

lunedì 3 gennaio 2011

Dai goals agli autogoals brasiliani

"Non si deve tralasciare di riconoscere - ha scritto l'Avvocato generale aggiunto dello Stato brasiliano, Fernando Luiz Albuquerque Faria - che lo Stato italiano è indiscutibilmente uno Stato democratico di diritto e che le sue decisioni devono considerarsi espressione della volontà dei propri cittadini".
Bueno. E, dunque, sì all'estradizione nell'Italia democratica del terrorista pluriomicida Cesare Battisti? Nemmeno per idea. L' Avvocato generale aggiunto dello Stato brasiliano Fernando Luiz Albuquerque Faria, pronuciata la solenne frase, ha fatto un incredibile triplo salto mortale e si è detto d'accordo con il no all'estradizione preannunciato dall'ormai accertato "padrino" di Cesare Battisti. E, cioè, dal Presidente da tre giorni in pensione Luiz Inacio Lula da Silva. Secondo il quale - stando alle sue stesse dichiarazioni dei giorni scorsi - consegnare il terrorista pluriomicida all'Italia avrebbe significato esporlo a seri pericoli e a gravi ritorsioni.
Gravissima offesa al Paese amico, ma, anche, ignoranza totale di come ai terroristi, da noi, non solo venga garantita una comoda galera, ma - a galera scontata e, beninteso, scontata nel senso di ridotta e non portata a termine - venga perfino garantita una brillante carriera. Come, tanto per fare due soli esempi, Sergio D'Elia e Paolo Persichetti. Sergio D'Elia, appartenente alle bande armate di "Prima linea", ha sì scontato i suoi quindici anni ai quali era stato condannato, ma, una volta fuori, prima è stato eletto deputato (nelle liste radicali) e oggi è tranquillamente segretario dell'associazione "Nessuno tocchi Caino". Paolo Persichetti, brigatista rosso e condannato a ventidue anni per banda armata, una volta estradato dalla Francia dove si era rifugiato, ha scontato solo sei anni in carcere e oggi gode della semilibertà, è un protagonista nel mondo dell'informazione e scrive tranquillamente, soprattutto, per "Liberazione", organo di "Rifondazione comunista". Come stanno a testimoniare, senza ombre, la cronaca di tutti i giorni e l'italica storia minore. E come avrebbe potuto far sapere al suo allora Presidente Luiz Inacio Lula da Silva, magari con un semplice "pizzino", l'ambasciatore brasiliano in Italia. Strano. Fino ad oggi si erano sempre conosciuti ed applauditi i brasiliani abili nel segnare i goals. Da oggi si sono dovuti cominciare a conoscere e a fischiare tanti brasiliani così "scarsi" da arrivare a segnarsi clamorosi autogoals.
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