"Mentre stava salendo verso la Capanna Menaggio - hanno "battuto" le agenzie di stampa alle 19,37 di sabato - Silvio Berlusconi è scivolato su un lastrone di ghiaccio, è andato giù per una trentina di metri, è finito in un crepaccio ed è morto".
Quando le agenzie di stampa - appena un minuto dopo - hanno chiarito che si trattava di un omonimo del Presidente del Consiglio, nessuno è stato tuttavia trovato con lo "champagne" lì lì per essere stappato oppure con i fazzoletti ad asciugarsi le lacrime di dolore. Più che naturale. Alcuni, infatti, avevano già ingurgitato un sorso di "Amaro Arcoriano" perché, sgomenti, si erano subito chiesti: "E adesso come faremo a sostituirlo, se non abbiamo uno straccio di programma vero da proporre per il futuro dell'Italia?" Altri erano già corsi a bere un bicchiere d'acqua per riprendersi dall'angoscia: "E adesso contro chi spareremo le nostre migliaia e migliaia di intercettazioni e di illazioni" oppure "E adesso con che cosa riempiremo le nostre pagine più importanti e, cioè, quelle di cronaca rosa-politica?" Altri ancora, invece, erano rimasti tranquilli. Una parte perché in quel momento era, con lui ben fisicamente presente, in ben altre faccende affaccendata e quindi: "Ma chi è che dà questa "minchia" di notizie?". Un'altra parte perché, devotamente e serenamente, aveva già cominciato ad attendere il terzo giorno della resurrezione e quindi: "Ma chi è che può preoccuparsi, di noi apostoli, se martedi sera sarà di nuovo qui tra noi?"
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