"Il pluriomicida terrorista Cesare Battisti - è arrivata notizia dal Brasile - è stato negato alla Giustizia italiana ed è stato addirittura scarcerato".
"Viva la vittoria sempre", hanno subito esultato certi suoi amici italiani, francesi e sudamericani. Ma non certo ogni persona, in tutto il mondo, onesta e rispettosa del buon diritto. La quale, al contrario, starà già gridando "Abbasso il disprezzo più insultante di sottoscritti accordi internazionali", "Abbasso il comportamento più sprezzante nei confronti di un Paese definito amico", "Abbasso la più arrogante illegalità sottoscritta - attraverso i giudici della Corte suprema - dallo Stato brasiliano", "Abbasso l'impunità vergognosa concessa ad un comprovato terrorista pluriomicida che, tra l'altro, non si è neppure mai pentito dei suoi atroci crimini". E quanto a lui, all'assassinio seriale Cesare Battisti, il rinnovato disprezzo più profondo. Con la speranza - anche se, dato il personaggio, molto flebile o, addirittura, molto ingenua - che, una volta riacquistate ingiustamente la libertà e la sicurezza di non venire mai estradato in Italia per pagare i suoi orrendi delitti, avverta perlomeno quel minimo di dignità che lo induca a restarsene lontano dai suoi amati salotti pseudoletterari e dai suoi frequentatissimi ambienti del Brasile cosiddetto "bene". Ma sia spinto, finalmente, da un convincimento in verità improbabile: quello di starsene nascosto il più possibile (per vergogna, se non più per latitanza) e il più velocemente possibile cercare di sparire nel nulla almeno mediatico.
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