"Nei nostri programmi televisivi - ha opportunamente fatto sapere, lunedi 28 febbraio, il direttore generale della Rai Mauro Masi - dobbiamo evitare l'accanimento mediatico sulla tragica vicenda di Yara Gambirasio".
Parole, in effetti, quanto mai opportune. Solo che martedi 1° marzo, appena il giorno dopo, anche i programmi televisivi della Rai hanno scatenato un deprecabile ed odioso accanimento mediatico sulla tragica vicenda della povera Yara. A dimostrazione, allora, di due fatti. Fatto primo: i programmisti e i giornalisti della Rai se ne infischiano allegramente delle parole, anche quando sono opportune, del loro direttore generale Mauro Masi. Fatto secondo: poiché il direttore generale Mauro Masi non è intervenuto a fermare l'accanimento, vuol dire che se ne infischia allegramente di seguire le "reti" della "sua " Rai e non può quindi accorgersi di quanto viene trasmesso. Oppure le segue, se ne accorge, ma non muove un muscolo se viene spernacchiato dai "suoi". Fatto primo o fatto secondo - chissà? - resta comunque un fatto terzo: il direttore generale della Rai Mauro Masi dovrebbe spiegare, almeno agli utenti che lo pagano con il proprio canone, che cosa ci sta a fare, lui, seduto su quella poltrona di viale Mazzini a Roma.
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