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"Fatti e misfatti" è una puntuale selezione di episodi e di protagonisti che in Italia - ma anche nel resto del mondo - si sono distinti, si stanno distinguendo o si distingueranno "in modo particolare" e che tuttavia sono stati, sono e saranno troppo spesso ignorati o sottovalutati dagli organi di informazione. Pane al pane, senza alcuna appartenenza politica, con il solo referente della verità. Una verità che potrà essere velata di una profonda amarezza o sostenuta da una feroce ironia, mai però intrisa di facile qualunquismo.

giovedì 28 aprile 2016

L'annunciato "fine corsa" di Bertolaso a Roma

""Forza Italia" - è arrivata una nota ufficiale nella tarda mattinata - ha deciso di sostenere e fare propria la candidatura di Alfio Marchini a sindaco di Roma"
Un colpo di scena? Macché. Il portavoce di Silvio Berlusconi e "pezzo da 90" Giovanni Toti aveva dichiarato, nella serata di ieri, chiario e tondo: "Guido Bertolaso non sta aiutando molto in questo inizio di campagna elettorale. Se vuole ritirarsi, lo faccia in fretta". Solo Guido Bertolaso non aveva capito che era suonata, per lui, la campanella di fine ricreazione. Aveva sperato, evidentemente, che Silvio il professore gli perdonasse anche i suoi ultimi errori da matita blu. Che, al limite, gli assestasse soltanto qualche bacchettata sulle mani e gli facesse scrivere cento volte, sul quaderno elettorale, "da oggi sarò più attento ed avveduto". Invece no. Silvio il professore, confermando quanto fatto anticipare dal suo assistente Giovanni Toti, lo ha espulso, furente ed esasperato, dall'aula. In fretta, molto in fretta. Dev'essere stata, per l'allievo di scarso profitto Guido Bertolaso, una notte buia e tempestosa. Per concludersi, all'alba, con il suo fine corso. Anzi, più esattamente, con la sua fine corsa. Annunciata appunto, qualche ora dopo, con la nota ufficiale. Che, se ha stemperato un po' il malumore che si era creato con Bertolaso in una buona parte di "Forza Italia", ha naturalmente innervosito il duo Giorgia Meloni-Matteo Salvini. Il quale duo, in effetti, non si è sentito più tanto sicuro così com'era in alternativa a Guido Bertolaso. E - chissà se solo per rabbia oppure per realistica deduzione -  non ha esitato a lanciare la bomba: "Berlusconi sta continuando a scegliere volutamente di far vincere il Pd, in una Roma per il Pd divenuta così difficile, in cambio della garanzia, da parte del "premier" Renzi, di non toccare le sue aziende". Quando il gioco si fa duro, insomma, i duri cominciano a giocare. E i giochi, nell'area del centrodestra, non sono sicuramente finiti qui.
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